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Settore vitivinicolo in profonda crisi: "Distillare per salvare le imprese e investire per aiutarle"

Settore vitivinicolo in profonda crisi: "Distillare per salvare le imprese e investire per aiutarle"

Confcooperative Sicilia segue con grande attenzione una tematica particolarmente calda, che in Sicilia riguarda le cooperative del settore vitivinicolo, da sempre fiore all'occhiello della produzione italiana. 

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Il settore vitivinicolo siciliano sta affrontando una profonda crisi, una sola la soluzione possibile nell’immediato per dare risposta ai produttori che si ritrovano con una sovrapproduzione che non si riesce più a smaltire. E’ un momento di emergenza e capita di dover accettare scelte dolorose come minore dei mali. Confcooperative Sicilia segue con molta attenzione il problema, particolarmente sentito dalle cooperative siciliane che operano nel settore vitivinicolo, un’eccellenza, com’è noto, che porta alto il nome dell’isola nel mondo. Ad entrare nel dettaglio sono Gaspare Baiata di Cantine Paolini e Nicolò Vinci delle Cantine Europa. “La sovrapproduzione attuale- spiega il Prof. Baiata- determina una serie di conseguenze a catena. Il valore del prodotto scende e questo danneggia in maniera non indifferente il reddito del viticultore. Presto toccherà agli agricoltori che producono grano e che hanno sopportato costi enormi negli ultimi anni. Nel mondo del vino sono diversi i fattori alla base della crisi attuale: l’inflazione, che non consente alle famiglie di spendere come prima, portandole a rinunciare all’acquisto di vino, anche di primo prezzo”. Le percentuali sono variabili ma le vendite sono certamente diminuite almeno del 20 per cento se si prende in esame la fornitura di vino sfuso ad aziende che producono bottiglie da scaffale. Resiste la fetta destinata all’Horeca, perché al ristorante la bottiglia di vino in compagnia continua ad essere acquistata senza problemi.Reggono i grandi brand ma le cantine non ce la fanno e soprattutto il rosso rimane invenduto anche quando il prezzo viene drasticamente ridotto”. In questo caso determinante può risultare anche la variazione d’abitudini di consumo. Il bianco viene preferito al rosso, i frizzanti sono più amati dai giovani. “La soluzione immediata, sebbene io non sia in linea di principio d’accordo- prosegue il presidente delle Cantine Paolini- è la distillazione. Abbiamo 40 milioni di ettolitri di vino rimasti invenduti in Italia.La quantità non consente ulteriori attese”. Nel medio termine Baiata auspica investimenti importanti per il settore, qualcosa come 200 milioni di euro, alla stregua di quanto la Francia sta facendo per le sue produzioni, nonostante le cause siano in quel caso differenti. “Distillazione ma solo per i rossi- puntualizza ancora- Perché sono vini che non si vendono più nemmeno agli acetifici. La parola d’ordine è “subito”, prima che si arrivi, a Luglio, al periodo della vendemmia

”. Sulla stessa lunghezza d'onda la disamina di Nicolò Vinci delle Cantine Europa. “Il problema che attanaglia il settore- conferma- riguarda in primo luogo in vino sfuso. Aggiungiamo che in un contesto del genere, i clienti tardano sia nel ritiro, sia nei pagamenti, con dilazionamenti molto più ampi rispetto al passato. Sono notevolmente aumentate le spese di energia elettrica, quelle per l’acquisto delle materie prime, in alcuni casi sono costi anche triplicati”. A fare da spartiacque in negativo sono stati gli anni della pandemia. “Prima del Covid- racconta Vinci- il vino rosso aveva sul mercato una marcia in più. I rossi erano molto ricercati. Oggi è esattamente l’opposto. Il crollo dei consumi vertiginosi, tuttavia, non può non essere legato anche alle mode dei consumatori”. Distillazione, dunque, per riequilibrare subito l’offerta e, una volta riportata la situazione all’interno di binari sostenibili, misure per agevolare i produttori a dare una spinta in più.

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